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13 gennaio 2011


Haiti: un anno dopo


Violenze, macerie, un milione di senzatetto. Un anno dopo il terremoto che ha distrutto l'isola caraibica la situazione rimane critica.

Una distesa di macerie, un milione di senzatetto, furti che continuano a crescere. L’incubo di Haiti sembra non avere fine, e ad un anno di distanza dal terremoto che ha devastato l’isola piu’ povera dell’emisfero occidentale, il panorama e’ desolante.
Gli aiuti alla popolazione devono essere rinnovati e raddoppiati”, sostiene il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon durante la cerimonia di commemorazione degli haitiani e dei funzionari delle Nazioni Unite rimasti sotto le macerie. Al Palazzo di Vetro sono stati osservati 47 secondi di silenzio, numero che simbolicamente ricorda la durata della scossa che ha devastato l’isola. “Dobbiamo essere realisti – ha proseguito Ban Ki-moon – la ripresa è lenta, continuano i disordini e i saccheggi, ma molti passi avanti sono stati fatti per fronteggiare la serie di tragedie che ha colpito la popolazione”.

Alle 230.000 persone uccise dalla scossa del 12 gennaio scorso infatti si sono aggiunti i morti a causa del colera, ad oggi quasi 4.000. Ci sono un milione di persone, tra cui 500.000 bambini, che vivono ancora nelle tende lungo le strade e le piazze di Haiti, senza accesso ai servizi di base, e un bambino su tre sotto i 5 anni è gravemente denutrito.

L’isola caraibica è soffocata da 19 milioni di metri cubi di detriti. La ricostruzione procede al rallentatore e gran parte dei soldi promessi non sono mai arrivati. “
Nessuno è più irritato di me perchè non e’ stato fatto di più - ha spiegato l’ex presidente Usa Bill Clinton, incaricato di coordinare gli aiuti internazionali dopo il sisma – ma la situazione sta migliorando. Sono ottimista per il futuro”, ha detto Clinton, arrivato ad Haiti per partecipare alle cerimonie di commemorazione.

Per Medici Senza Frontiere invece le condizioni nell’isola rimangono critiche. “Dopo il terremoto le donazioni garantite dai paesi ricchi superavano i due miliardi di dollari, ma il 58% di questa cifra è rimasto soltanto una promessa”, ha rivelato. “L’Onu ha incassato solo il 25% degli aiuti richiesti, è una vergogna”, accusa Elizabeth Byrs, capo dell’ufficio che coordina gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite. E gli haitiani incalzano: “Sentiamo parlare di soldi per ricostruire l’isola, ma non li abbiamo mai visti”. La popolazione è allo stremo delle forze.

E a questo quadro drammatico si aggiunge una situazione molto difficile dal punto di vista politico e dell’ordine pubblico. Il secondo turno delle elezioni presidenziali, previsto per il 16 gennaio, è stato rinviato. Il candidato delle tendopoli, il cantante Michel Martelly, è stato escluso, e questo ha causato la rabbia della popolazione e infittito i sospetti di brogli su gli altri due politici rimasti in lista, l’ex first lady Mirlande Manigat e il ‘protetto’ del presidente uscente Rene Preval. “
Non ha mai mosso un dito per aiutarci, ci guarda come fossimo animali”, dicono di lui gli abitanti dell’isola.

Fonte: Quotidiano.net

Guarda le immagini su Flickr


18 novembre 2010

Haiti: centomila persone con il colera


Un’emergenza senza fine. Ad Haiti, dove la ricostruzione a quasi un anno dal terremoto non è neppure cominciata, è scoppiato il colera. Sono oltre u n migliaio le vittime e i casi di contagio accertati 14.642. Ma l’Organizzazione mondiale della sanità avverte che per ogni caso che arriva ed è confermato in laboratorio bisogna calcolarne almeno altri 75. Il colera quindi potrebbe aver colpito già quasi centomila persone.
«Si cerca di controllare l’epidemia, l’aspetto positivo è che essendo già mobilitati per il terremoto qui ad Haiti siamo pieni di organizzazioni umanitarie e mediche, quindi la risposta c’è, è coerente e immediata, ma il centro del paese è senza ospedali, senza servizi adeguati, e il contagio viene dal fiume, non puoi sterilizzare un fiume» afferma un operatore di cooperazione internazionale.
A dieci mesi dal terremoto, l’epidemia di colera è deflagrata nella capitale Port-au-Prince, dopo i primi casi nel nord. Secondo l’Oms potrebbe essersi originata dalla contaminazione del fiume Artibonite, dove è stato individuato lo stesso batterio presente nel sudest asiatico. La rabbia della popolazione si è scatenata contro i caschi blu dell’Onu di origine nepalese, in una sorta di caccia all’untore scatenata dal panico collettivo. A coordinare il contrasto dell’epidemia e a curare i contagiati è al momento soprattutto Medici senza frontiere, una presenza provvidenziale, ma anche il segno che il governo locale e il ministero della sanità non hanno le risorse e la capacità di prendere in carico la situazione.
L’ultima tragedia di Haiti è esplosa nonostante il lavoro e la massiccia presenza di molte organizzazioni umanitarie. Si poteva evitare? «Il colera scoppia solo se c’è il vibrione responsabile della malattia e finora ad Haiti non c’era» spiegano i Medici senza frontiere, «In realtà dopo il terremoto non si temeva il colera ma epidemie di tetano, febbre tifoide, morbillo ed è partita subito la vaccinazione. Quel che è certo è che ad Haiti, e in particolare a Port-au-Prince c’erano tutte le condizioni perché il colera esplodesse, ovvero pessime condizioni igieniche, difficoltà di accesso ad acqua pulita e sicura, sovraffollamento nei campi sfollati».

A quasi un anno dal terremoto sono un milione e 500 mila le persone che vivono ancora negli accampamenti tendati. A Port-au-Prince in un anno sono solo state spostate le macerie, non ci sono segni di ricostruzione. Le Ong hanno distribuito gli aiuti d’emergenza, lavorato alla riabilitazione delle scuole, costruito latrine e punti di rifornimento dell’acqua potabile ma la ricostruzione delle case spetta al governo con il supporto delle agenzie delle Nazioni Unite, ma secondo le informazioni che circolano ad Haiti, niente si sbloccherà fino a dopo le elezioni, programmate per il 28 novembre. Tenendo conto che il nuovo presidente di Haiti dovrebbe entrare in carica a febbraio, il piano di ricostruzione dovrà ancora attendere.

23 ottobre 2010

Epidemia di colera: un'altra emergenza ad Haiti


Non solo il terremoto, ma ora anche il colera si abbatte su un'isola ferita e già colpita da una catastrofe che a inizio 2010 ha provocato oltre 250mila morti. Le autorità di Port-au-Prince hanno proclamato lo stato di emergenza sanitaria di fronte al dilagare del colera.

Secondo il bilancio delle autorità locali l'epidemia ha causato in pochi giorni la morte di almeno 200 persone e circa duemila casi di contagio, ma è un bilancio destinato a salire.

L'epidemia di colera è stata confermata da una fonte del ministero della Salute, sulla base dei primi risultati delle analisi effettuate dopo i decessi. Il governo ha convocato una riunione urgente con le autorità sanitarie.
''Abbiamo accertato oltre 200 decessi e 1.498 casi di persone colpite da dissenteria. Secondo le analisi di laboratorio, si tratta di colera", ha detto il presidente dell'associazione dei medici di Haiti, in una dichiarazione all'agenzia France Presse.

La maggior parte delle vittime sono state registrate lungo il corso del fiume Artibonite che attraversa il centro e il nord del Paese. "Si tratta di un'epidemia dovuta all'acqua utilizzata nelle case di quelle regioni", ha detto Ariel Henry, direttore del ministero della Sanità di Haiti. "Alcune persone sono morte nelle proprie abitazioni nella regione di Artibonite e nelle zone centrali di Haiti mentre diverse centinaia sono ricoverate e poste sotto controllo", hanno aggiunto altre fonti mediche.

Mentre l'allarme si diffonde anche nella vicina Repubblica Dominicana, che ha lanciato un programma di prevenzione, il presidente di Haiti, René Preval, ha convocato una nuova riunione d'emergenza per decidere come affrontare il dilagarsi della malattia e quali raccomandazioni dare alla popolazione. Il timore delle autorità di Port-au-Prince è che l'epidemia si propaghi rapidamente proprio a causa delle condizioni in cui vivono le centinaia di migliaia di terremotati ospitati nei campi di accoglienza. Sul campo sono già all'opera le organizzazioni internazionali che hanno prestato aiuto anche dopo il sisma di gennaio. La Croce Rossa Italiana sta lavorando per distribuire 30 mila litri di acqua potabile nel dipartimento di Artibonite. Nella stessa regione si sono recate anche le equipe di Medici senza frontiere che, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, stanno trattando i pazienti e predisponendo misure necessarie alla prevenzione del contagio.

Un esperto delle Nazioni Unite, Walter Kaelin, ha denunciato in un rapporto la profonda crisi umanitaria che il Paese sta attraversando. "Stando alle stime un milione e trecento mila persone, tra chi ha perso la casa durante il terremoto e chi è sfuggito all'estrema povertà accentuata dal sisma vivono tuttora in campi provvisori a Port-au-Prince e dintorni", ha detto Kaelin. "Gli abitanti dei campi profughi hanno esigenze che vengono gestite internamente dal campo, come ad esempio il bisogno di avere un riparo ma anche altri bisogni urgenti come l'accesso all'assistenza sanitaria, all'acqua, ai servizi igienici e all'istruzione, che coinvolgono anche l'intera comunità, garantendo così il trattamento uniforme tra chi vive nelle tende e chi no".

14 maggio 2010


Definiti gli obiettivi di Solidaria nella Repubblica Dominicana e Haiti per i prossimi mesi

Si è svolto a Santo Domingo, il 12 maggio scorso, nel salone di rappresentanza del Banco Central, un seminario che ha visto la presenza dei collaboratori, animatori sociali e volontari della Fondazione Solidaria del Caribe, con il quale sono stati definiti gli obiettivi e le strategie che saranno alla base degli interventi nella Repubblica Dominicana e Haiti durante i prossimi mesi.

Le tematiche sviluppate hanno riguardato l’
infanzia e lo sviluppo comunitario, due mete alla base degli interventi di Solidaria.

Il seminario, oltre alla definzione dei valori di riferimento su cui poggeranno le prossime iniziative, ha consentito di rinforzare lo spirito di gruppo condividendo i valori, la visione e la missione associativa: migliorare la vita dei bambini nel contesto in cui vivono, con iniziative che tengano conto della realtà locale.

Il programma per i prossimi mesi prevede la continuazione delle attività attuali, la maggior parte delle quali realizzate nelle comunità dei tagliatori di canna da zucchero haitiani oltre che in scuole e centri educativi delle provincie del sud,
oltre all'apertura di nuovi centri di sostegno.

Durante il seminario, il coordinatore di Solidaria per l’area caraibica, Domingo de Peña, ha sottolineato l’importanza delle attività di Solidaria, impegnata da anni nella difesa dei diritti dei bambini e nello sviluppo della condizione minorile tramite il sostegno all’istruzione, le campagne di vaccinazione, la distribuzione di materiale scolastico e il monitoraggio dei minori inseriti nei programmi di sostegno a distanza.

Al seminario, che ha visto la presenza di diversi giornalisti e della televisione locale, erano presenti anche i rappresentanti di Solidaria di Haiti e del Mozambico.


Alcune immagini del seminario








21 febbraio 2010

Solidaria in Haiti



Tutti abbiamo seguito increduli le immagini dei danni causati dal terremoto che il 12 gennaio ha distrutto quasi del tutto la capitale di uno dei paesi più poveri dell’occidente. I teleschermi mostravano file di morti allineati lungo le strade, tra negozi e case distrutte ed evidenziavano il dramma di coloro che, avendo perso tutto, si aggiravano per le strade tendendo le mani ai volontari e ai soccorritori.
Un’altra emergenza, la più lunga e la più difficile per questo piccolo stato dei Caraibi colpito con tragica regolarità da uragani e alluvioni. Ad Haiti non c'era molto, ma dopo il terremoto non è rimasto più nulla: danneggiato il porto, compromesso l'aeroporto, distrutte la rete elettrica e quella idrica, divenute inservibili le strade, crollate case, scuole, ospedali insieme a migliaia di abitazioni. La sfortuna si è accanita ancora una volta contro i più deboli: centinaia di migliaia di persone, soprattutto di bambini, hanno bisogno di tutto: cibo, scuola, affetti...


Presenti da molti anni nella vicina Repubblica Dominicana, lo scorso anno avevamo lasciato Haiti dopo aver collaborato con alcune realtà locali in interventi di sostegno scolastico nella capitale Port au Prince. Avevamo ancora davanti a noi le immagini delle persone che avevamo incontrato: missionari, giovani, bambini e anziani che ci avevano donato la loro amicizia. Non potevamo rimanere indifferenti e, nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, abbiamo provveduto a lanciare un appello ai nostri sostenitori italiani. Grazie alla generosità di molti, è stato possibile acquistare, per mezzo della nostra delegazione nella Repubblica Dominicana, dei generi alimentari che abbiamo provveduto a consegnare all’ambasciata haitiana di Santo Domingo.

Successivamente ci siamo recati ad Haiti, accogliendo l’appello delle autorità didattiche locali: la rete scolastica doveva essere riattivata il più presto possibile, per non rischiare di fare perdere l’anno scolastico a migliaia di alunni. Le località meno danneggiate dal sisma hanno messo a disposizione aule e scuole per accogliere gli alunni fuggiti da Port au Prince. Anche il Centro Saint Jean Bosco (San Giovanni Bosco), situato nella località di Fons Parisien, a poca distanza dalla capitale, ha accolto un centinaio di alunni, inseriti nella propria scuola primaria. Ma chi inizia nuovamente a frequentare la scuola non ha nulla: libri, quaderni, matite, acquistati magari con estremo sacrificio, sono andati perduti assieme a tutto quanto era dentro l’abitazione distrutta.

Noi non abbiamo fortunatamente avuto danni” ha affermato padre Wilnor Ilieris, direttore del Centro, durante la visita della nostra delegazione “e abbiamo inserito nel nostro istituto molti bambini provenienti dalla vicina capitale Port au Prince. Ma il maggior numero di alunni ci impegna finanziariamente” ha continuato padre Wilnor. “Molti bambini che abbiamo accolto non hanno più nessuno ed hanno necessità di tutto: libri, quaderni, cibo, assistenza sanitaria”.

Il nostro sfaff si è impegnato ad avviare un programma di sostegno a distanza per gli alunni accolti nel Centro Saint Jean Bosco in modo che i costi scolastici non gravino sul bilancio.
Il cataclisma ha aggravato ancor più una situazione già estremamente difficile” afferma Rosalba Irizarry, la coordinatrice di Solidaria in America Centrale. “ Molte scuole sono crollate e molte altre sono inagibili. È per questo che abbiamo deciso di ritornare ad Haiti e dare il nostro contributo al sostegno dell’istruzione. In questo paese le difficoltà sono molte: dalla povertà all’insicurezza, dalla paura alla violenza. Il problema maggiore è la mancanza di volontà e iniziativa. Le persone da decine d’anni sono abituate a vivere grazie alle emergenze alimentari e le abitudini sono difficili da cambiare. Per questo è importante concentrare gli sforzi sui bambini e dar loro la possibilità di diventare protagonisti della propria vita. Questa scuola, oltre ad offrire la possibilità di studiare, rappresenta per questi alunni anche un’opportunità per rendere la tragedia che hanno vissuto solo un brutto ricordo”.

Per adottare a distanza un bambino di Haiti, clicca qui...

...oppure chiamaci al numero verde:




In senso orario, il Sr. Domingo de Pena, volontario di Solidaria; il Rev. Wilnor Ilieris, direttore del Centro Saint Jean Bosco; il Sr. Nenne Pierre e il Sr. Wilny Daguerre, collaboratori di Solidaria in Haiti.



Alla frontiera di Malpasse, confine tra Haiti e Repubblica Dominicana.








9 novembre 2008

Haiti: oltre 80 morti nel crollo di una scuola




Sono più di una ottantina i morti, molti bambini, rimasti vittime del crollo della scuola "La Promesse" avvenuto a Petion-ville, nella periferia orientale della capitale haitiana Port-au-Prince.
A renderlo noto sono state fonti ospedaliere, precisando che i feriti sono 124, dei quali 20 in gravi condizioni.
Come spesso è capitato quest'anno dopo gli uragani che hanno flagellato il Paese, Haiti piange nuovamente i suoi morti, questa volta quasi tutti bambini ed adolescenti sorpresi in classe dal crollo di una precaria scuola evangelica a Nerettes, povero quartiere della baraccopoli di Petion Ville, a qualche chilometro da Port-au-Prince. Questa nuova tragedia però non è attribuibile all'accanimento della natura, perché a gettare nella disperazione centinaia di famiglie è stata la mano dell'uomo, e la realizzazione di un progetto edilizio che non contava sulle necessarie autorizzazioni che ha trasformato la scuola evangelica "La Promesse" in una trappola mortale per oltre 500 alunni fra i 3 ed i 20 anni e per i loro insegnanti.

E' impossibile tracciare un bilancio definitivo della tragedia, anche perché i soccorsi procedono molto lentamente, e nessuno è in grado di dire con certezza quanta gente si trovava nell'edificio venerdì, a fine mattinata, quando l'ultimo piano in costruzione ha ceduto, facendo afflosciare tutta la costruzione come fosse un castello di carte. Per il momento si ipotizzano una ottantina di morti ed un centinaio di feriti, ma i media locali sostengono che sotto le macerie potrebbero esserci 100 o forse 200 persone. Per questa ed altre ragioni, centinaia di haitiani hanno preso d'assedio quello che resta della scuola, aggrappati ad un filo di speranza di poter vedere estrarre dalle rovine un figlio o un nipote. Ma nello stesso tempo creando gravi difficoltà logistiche a quanti sono impegnati nelle operazioni di soccorso. Come si era visto al momento del passaggio nel 2004 dell'uragano Jeanne, o quest'anno con Gustav e Fay, Haiti è praticamente uno Stato che non esiste di fronte alle emergenze, senza mezzi, senza materiali, senza capacità operativa di una Protezione civile degna di questo nome.


Il
presidente della Repubblica, Renè Preval, ha fatto quello che ha potuto, portando mezzo governo nella zona del crollo ed incoraggiando personalmente le famiglie addolorate. Ed ancora lui ha fornito le ultime notizie ai giornalisti, tenuti a distanza dal ribattezzato "ground zero" haitiano. Preval ha fra l'altro reso noto oggi che i soccorritori erano arrivati fino ad un'aula dove hanno trovato i cadaveri di un insegnante e di 20 allievi. "La precarietà non è solo di questa scuola - ha sottolineato mestamente - perché la maggior parte degli edifici di Haiti sono fatiscenti, compresi ospedali e chiese. Qui c'è tutto da fare e noi non abbiamo niente".
Per far fronte a questa nuova emergenza, centinaia di persone di Protezione civile, Croce Rossa, forze Onu di stanza ad Haiti e di Ong straniere, si sono messe al lavoro in una drammatica corsa contro il tempo per cercare di strappare alla morte il maggior numero di persone possibile. Privi di mezzi meccanici adeguati, i soccorritori hanno utilizzato quello che hanno trovato, ed hanno rimosso le macerie praticamente con le mani, cercando di far penetrare da ogni apertura, in profondità, acqua e cibo per i possibili superstiti. Fonti governative hanno spiegato che le operazioni di salvataggio, a cui nelle ultime ore si sono aggiunti specialisti statunitensi e francesi, continueranno nei prossimi giorni, fino ad esaurire la possibilità ragionevole della presenza di persone ancora in vita.

4 settembre 2008

Lettera da Haiti

Cari amici
si stavano ancora facendo i bilanci di morte (75) e distruzione di raccolti e bestiame causati dal ciclone Gustav ed ecco arrivare Hanna, ancor più potente e devastante di Gustav.
Hanna ha cominciato a sfogare la sua rabbia nella notte fra Lunedi e Martedi sopratutto al Nord di Haiti e in una città costiera del Sud, Les Cayes. La città di Gonaive (quasi distrutta solo 2-3 anni fa da un ciclone) sembra essere la più colpita ma si teme il peggio anche per tanti centri cittadini della zona dell'Artibonite dei quali non si hanno assolutamente notizie. Gonaive è letteralmente irraggiungibile via terra, un corteo di soccorso delle UN non è riuscito a raggiungere la città ieri e oggi ci proveranno con elicotteri. Dalle poche notizie trapelate si sa che la città è quasi completamente inondata da 3-4 metri d'acqua, tutte le strade di accesso sono impraticabili, sicuramente ci saranno numerosi morti, raccolti e bestiame sono andati persi ma di bilanci certi non ce ne sono ancora. Probabilmente oggi avremo le prime immagini della città, ieri anche gli elicotteri non potevano sorvolarla e la pioggia ha cessato di cadere solo questa mattina presto.
Nel pomeriggio di ieri Hanna ha sfogato molta della sua rabbia anche sulla capitale con venti fortissimi che hanno divelto alberi e pali della luce e distrutto molte baracche delle bidonville. Poi la pioggia ha cominciato a venire molto forte e non ha smesso fino a stamani. Molte zone povere e vicino al mare sono inondate ma non così tragicamente come a Gonaive. Non ci sono dati ufficiali dei danni ma siamo solo al 'day after', al giorno dopo e i bilanci verranno lentamente.

Comunque i danni più gravi sono in provincia ma anche in questo caso, solo oggi si saprà qualcosa di più preciso. Purtroppo i 'flagelli' su Haiti non sembrano ancora finiti, altri due cicloni sono previsti entro breve, IKE e JOSEPHINE, la speranza ovviamente è che non portino ulteriori devastazioni ma ovviamente tutti vivono nel timore che lo siano.
Io non ho parole per descrivere la frustrazione che sento. Sembra che non ci sia pace o respiro per questo paese, ogni anno accadono cose che non fanno altro che peggiorare la situazione e quando si pensa che peggio di così non potrebbe andare, che ormai si tocca il fondo.....ecco che succede di peggio che allunga, per così dire, il parametro del 'fondo'.

La crisi mondiale aveva ulteriormente sprofondato la già moribonda economia del paese, aveva causato una crisi politica nel mese di Aprile e solo da qualche giorno le camere avevano retificato e approvato l'installazione del nuovo Primo Ministro che ora avrà il compito sovrumano di accompagnare il paese in questa nuova situazione di emergenza causata dai cicloni, senza contare ovviamente i problemi di 'ordinaria amministrazione' : disoccupazione, sanità, economia, infrastrutture, l'apertura delle scuole ecc....
Nel frattempo i prezzi non smettono di salire e la popolazione continua a soffrire ancora di più e in futuro sarà ancora più dura. I cicloni hanno distrutto raccolti di riso, banane, patate, yam e altro e migliaia di capi di bestiame allevati da famiglie di provincia sono andati persi, il che vuol dire che la povertà in provincia sarà ancora più estrema e la gente continuerà ancor di piu a riversarsi nella città.
Naturalmente la situazione avrà dei risvolti negativi per tutti, il malcontento della popolazione era già arrivato ad un livello estremo. L'installazione del nuovo Primo Ministro aveva in parte soddisfatto l'opinione pubblica ma io mi chiedo quanto riuscirà a fare questa nuova amministrazione con le poche risorse a disposizione tenendo conto anche degli enormi problemi causati ora dai cicloni.
C'e un canto che si sente spesso qui nella radio, una canzoncina soffusa e melanconica il cui ritornello dice "......chiediamo solo un po di respiro, perche Haiti possa continuare a vivere.....chiediamo solo un po di respiro....."
Maurizio

22 maggio 2008

Haiti: lettera di Maurizio Barcaro


Cari amici,

vi mando qualche informazione in generale sulle nostre attività presenti e sulla situazione nel paese. Ho spedito qualche foto ieri, e anche oggi, e spero che siano arrivate. In pratica illustrano appunto i progetti ai quali abbiamo dato il via da Febbraio e cioè i corsi professionali di cucito e falegnameria.
Ai corsi partecipano per ora 30 ragazzi per la falegnameria e 30 ragazze per il cucito, tutti giovani che vengono alla nostra scuola di pomeriggio. Sono disposti in due gruppi di 15 per corso che vengono a giorni alterni, più di 15 sarebbero troppi. Siamo solo all'inizio ma l'entusiasmo dei giovani è rinfrancante.
Per ora i corsi sono solo mirati ai 'nostri' ragazzi ma presto li renderemo accessibili anche a giovani di altre scuole. La speranza e che in un paio d'anni potremo cominciare a produrre dell'artigianato attraverso il corso di cucito e degli articoli per scuole (banchi, sedie, tavoli, lavagne.....) con il corso di falegnameria. I giovani della scuola che partecipano al corso pagano una somma simbolica di 5 HT$ (0.50 Euro) al mese.



In Aprile abbiamo ricevuto la visita di due volontarie, una di loro è una mia cara amica d'infanzia. Diciamo che hanno dato il via al progetto 'ambulatorio di prevenzione ' per le nostre scuole. Il fatto che lavoriamo e abbiamo accesso a più di 1.300 fra giovani e bambini, mi ha fatto pensare che sarebbe stato bene assicurare loro anche una piccola assistenza sanitaria di base, per lo piu preventiva.
Le due volontarie hanno esperienza in campo ottico e hanno visitato in due settimane metà dei nostri bambini riscontrando problemi di miopia più o meno elevata sopratutto fra gli studenti della secondaria e una decina di casi dove necessita un piccolo intervento chirurgico. Le volontarie sono venute con diversi occhiali già pregraduati e li hanno distribuiti a chi più ne aveva bisogno.
Con noi sono rimasti i dossier di tutti quelli che hanno visitato ed ora in Italia stanno raccogliendo fondi per far si che chi ha bisogno ottenga gli occhiali. Ho preso contatto con una oculista haitiana per dar seguito all’iniziativa. Un macchinario per esame oculistico è in arrivo dall'Italia.


Siamo quasi arrivati al termine dell'anno scolare, manca circa un mese. Quest'anno ci sono stati netti miglioramenti nella scuola secondaria sia per quanto riguarda il livello di frequenza dei giovani che per il livello di preparazione. Pensiamo che quest'anno almeno l'80% dei nostri giovani saranno promossi all'esame di stato. Nei prossimi due anni apriremo le due classi mancanti al ciclo. Per tutte e due queste classi finali ci sono esami di stato da sostenere ma la scuola deve avere un'autorizzazione speciale dal Ministero, cosa che abbiamo ottenuto nel corso di quest'anno. Il numero degli studenti delle superiori si eleva a 323 e di questi solo 4 non sono mai venuti. Recentemente abbiamo fatto una riunione interna: erano presenti i 14 insegnanti, il Direttore, il Censore ed io come fondatore.


A Settembre, con il nuovo anno scolare, prenderanno il via altri due corsi professionali. Quello di artigianato (ferro, legno, bigiotteria e forse pittura) e di musica. Mi sono reso conto che per i corsi professionali è sufficiente avere dei fondi per dare inizio, e cioè materiale e qualche attrezzatura ma poi non sono cosi difficili o costosi da seguire e danno una reale speranza di continuità autonoma in 2-3 anni.
E poi, per finire, ci sono sempre i nostri anziani........un po’ in disparte a dire il vero ma preziosi. Sono come alberi ombrosi ai quali sedersi quando si è stanchi. Con la loro presenza silenziosa e pacata, offrono una certa stabilita alla missione. Il mio cruccio e quello di non riuscire a far qualcosa di più per loro, per esempio delle gite, dei giochi per intrattenerli o cose del genere. Speriamo in futuro.



Un po di Haiti per concludere............
La situazione e abbastanza tranquilla. Dopo i disordini di Aprile il Primo ministro si è dimesso e questo ha calmato un pò gli animi della gente; inoltre il governo ha fatto degli sforzi per abbassare il prezzo di alcuni prodotti di base come riso, fagioli e farina. Resta il fatto che non sono ancora riusciti ad eleggere un nuovo primo ministro e le voci di corridoio dicono che i due proposti dal Presidente sono stati rifiutati o dal Senato o dalla Camera dei Deputati per fini propri.

Comunque per ora la pace continua e la presenza di polizia e forze internazionali dona di fatto sicurezza alla gente. Ora c'e un gran parlare sul vertiginoso aumento del prezzo del carburante in generale e questo potrebbe causare altri problemi in un non lontano futuro ma purtroppo è un problema a livello internazionale e c'e poco che il governo possa fare su questo.

Ecco cari amici, che vi ho un pò illustrato la situazione attuale. La missione continua a crescere e ad aprire nuove 'porte' per i giovani malgrado le difficoltà da affrontare ed in questo siamo aiutati da tanti, come voi, che ci sostengono con pazienza e generosità.


Un caro saluto a tutti da Maurizio Barcaro






10 aprile 2008

Comunicazione da Haiti

Cari amici,
da una settimana circa c'e un'escalation di violenza legata a manifestazioni popolari contro il caro vita. Qui sotto condivido un pò il punto della situazione.
ciao Maurizio

Mercoledi 9 Aprile
prime ore del mattino e già si sentono notizie di manifestanti che bloccano strade con barricate di gomme infiammate o rocce, carcasse di auto e cassonetti dell'immondizia. E' la terza giornata di disordini civili a Port-au-Prince contro il rialzo vertiginoso dei prezzi degli ultimi 4 mesi. Disordini che manifestano il malcontento della popolazione stanca, una volta di più, delle mille promesse di un fragile governo che al secondo anno di mandato non riesce proprio a ingranare un alcunchè segno di possibile miglioramento. Dopo quasi due anni di paziente attesa, ora la gente non ce la fa proprio più e chi può dargli torto? Riso, farina, olio, fagioli e altri prodotti essenziali sono aumentati fra il 30-60% in soli 4 mesi. Il ferro per costruzione è quasi raddoppiato mentre il prezzo dei carburanti è salito del 40-50%.........e gli stipendi, per chi lavora, sono sempre gli stessi. La marea di persone che sopravvive facendo lavoretti occasionali e sopratutto, venditori ambulanti, non sa più come fare per comprare e vendere piccole mercanzie. La popolazione ha fame, quella vera, dello stomaco vuoto e si ribella. Da Lunedi 7 Aprile la gente è scesa sulle strade e in tre giorni c'è stata un'escalation di violenza sfociata anche in saccheggi di negozi, sparatorie, vetri infranti e macchine bruciate. Ieri hanno addirittura tentato di entrare nel palazzo Presidenziale senza pero riuscirvi perchè è ben protetto dalle forze Internazionali. Purtroppo fra la marea di 'malheureaux' (letteralmente: malorosi, poveri, miserabili) si mischiano anche gli opportunisti delinquenti che non si fanno scappare l'opportunità di trasformare una manifestazione cominciata civilmente, in un vero e proprio campo di battaglia approfittando ovviamente per saccheggiare il più possibile dove possono. I primi due giorni le manifestazioni e blocchi vari erano limitate solo alla città ma da questa mattina anche le zone periferiche, compresa la nostra, sono bloccate e perciò non si può uscire. Ovviamente negozi, banche, scuole (tranne la nostra dove la maggior parte dei bambini vivono nel vicinato) e istituzioni statali sono chiuse e il timore e che la situazione si protragga per tutta la settimana. Non si sa a cosa sfocierà questa rivolta popolare. Apparentemente non ci sono gruppi politici o bande di delinquenti che manovrano la situazione al fine di destabilizzare il governo ma la situazione appare grave perchè questa marea di 'malhereaux' non ha nulla da perdere. Probabilmente ci sarà qualche 'misura urgente' che il governo prenderà per calmare le acque accompagnata da altre promesse e il cambiamento di qualche ministro. La gente tornerà ad avere pazienza ma per quanto ancora? Anche noi ovviamente viviamo la situazione con apprensione. Il rincaro dei prezzi è un grattacapo non indifferente che pesa sul bilancio perchè cerchiamo comunque di mantenere le attività inalterate e non e facile. Vi terrò aggiornati sulla situazione, un caro saluto, Maurizio

23 marzo 2008

Buona Pasqua


Cari Amici

Sono le 4 del mattino, da poco i tamburi dell’ Houngan (prete voodo) vicino hanno smesso di rullare per dar spazio al silenzio della notte che pero non dura molto perche i galli mattutini, come araldi di altri tempi, hanno gia cominciato ad annunciare la nascita di un nuovo giorno.
E' il momento in cui tutto si trasforma: il buio diventa luce, il sordo eco del silenzio lascia spazio a mille rumori e suoni e l’apparente ‘morte’ della notte diventa ‘vita’ nel giorno che nasce, giorno che come un granellino di sabbia si aggiunge all’eternita di giorni passati e a venire, tuffandosi in quel fiume di nascite e morti, gioie e dolori, sorrisi e pianti che e l’esistenza.
Pochi hanno risposte chiare in questo fiume, i più le trovano nella fede, in molti ci giocano come bambini spensierati e in tanti si perdono ma non c’e scampo al fiume.
Anche oggi Annette passerà davanti alla finestra di casa con il suo cesto di mango da vendere al mercato e, come lei, migliaia di altre persone si sveglieranno con il solito pensiero mattutino “dove trovare il necessario per dare da mangiare ai miei figli?
Inizia la giornata con quel ‘tarlo’ di questione che le rode dentro fino al momento in cui riesce a guadagnare abbastanza per essere sicura che oggi si mangerà almeno al suo ritorno. Dei suoi 5 figli, due vengono alla nostra scuola e la piu grande rimane a casa a badare agli altri due più piccoli. I 5 figli li ha avuti con 3 compagni differenti e ogni volta sperava che fosse quello giusto ma come al solito, la lascio con un ‘peso’ in piu. Il figlio che forse non conoscerà mai suo padre.
Annette e i suoi figli vivono nella classica baracca di fortuna di 4-5 mq in affitto costruita con mattoni grezzi e coperta con fogli di lamiera arrugginita. La figlia maggiore è la prima ad alzarsi al mattino. Verso le 6 va alla pompa pubblica con un secchio per procurarsi l’acqua, per fortuna la pompa non e lontana e in mezzora riesce a fare 3-4 viaggi. La mamma, nel frattempo, prepara la cesta con minuziosa cura perche quei 30-40 manghi che ha da vendere rappresentano la speranza della giornata. Poi prepara i due figli per venire a scuola e gli altri due li lascia sul letto dove in quattro, hanno passato la notte. Per ‘colazione’ si arrabattano con qualche resto del giorno prima oppure con caffe e pane quando possibile e poi Annette esce.
I 6-7 Km per andare in città se li fa a piedi e una volta arrivata, decide cosa fare, se sedere in un’angolo del mercato all’aperto o andare in giro con la cesta sulla testa. Nel primo caso le aspetta un giorno immersa in una vera e propria Babele di rumori, odori, macchine che passano, un formichio di umanità e animali. Cumuli di spazzatura le fanno da contorno dove siede.
Nel secondo caso non c’e molta differenza, solo che dice che vende piu velocemente ma deve camminare tanto sotto il sole cocente. Comunque sia, il suo obiettivo è quello di guadagnare fra i 10 e i 20 dollari Haitiani (1-2 euro) cifra che le da la sicurezza di mangiare qualcosa con i figli al suo ritorno a casa verso sera e di avanzare anche dei soldi che, accumulati, le permetteranno di comprare altri mango piu avanti per rivendere.
Quando Annette torna a casa i figli le girano intorno come cucciolotti contenti, poco importa se ha guadagnato o meno, l’importante è che sia tornata sana e salva. Tutti insieme preparano qualcosa da mangiare: chi pela le banane, chi va a comprare le aringhe, chi si occupa della salsina con cipolle e concentrato di pomodoro e poi il tutto nella pentola su una specie di grata a carbonella. Nel frattempo c’e l’acqua da andare a prendere per la sera, qualche vestitino da lavare e gli immancabili giochi dei bambini.
Appena il cibo e cotto viene separato ma non si mangia insieme, c’e chi mangia subito e chi lo tiene da parte per più tardi. Un pò di cibo viene sempre lasciato nella pentola per qualcuno del vicinato che non ha avuto la stessa fortuna e se rimane prima di andare a dormire, si tiene per la colazione del mattino dopo. Il buio scende presto, l’elettricità manca spesso e allora si rimedia con candele o lampade a kerosene, non c’e molto da fare la sera a parte rimanere a chiaccherare un poco con gli altri vicini ma verso le 8 sono tutti pronti per andare a dormire. Mamma e figli piu piccoli dormono insieme sul letto e la figlia maggiore si sistema per terra su qualche vecchio cartone. Cala la notte, un giorno che se ne va e uno a venire che non sarà molto differente. Come definire un giorno del genere? Forse qui ci sono abituati e non si fanno troppi dilemmi. La questione non e quella di: cosa fare da grande.....come realizzare i miei sogni....che vestiti mettersi o che musica ascoltare.....dove andare in vacanza e cose del genere. La questione e: come sopravvivere oggi, ed e con questa sola questione che ci si alza al mattino. In un certo senso Annette e migliaia di persone come lei, condividono la croce di Gesù giorno dopo giorno. Inchiodata alla sua condizione di miseria, esposta perchè tutti la possano vedere senza che nessuno faccia qualcosa, ferita nel corso della vita da armi piu sottili e affilate di una lancia, derisa, messa a tacere e umiliata da quanti passandole vicino le rivolgono uno sguardo di disprezzo.
Per Annette e migliaia di altre come lei non rimane altro che aggrapparsi alla fede e alla speranza e affrontare ogni giorno con coraggio per amore dei figli e della vita stessa, accettando la sua condizione senza tanti patemi isterici.
Per Annette la Pasqua non è altro che un giorno da passare, eppure il vero valore della sua vita e racchiuso nella Pasqua stessa, nella convinzione che la sofferenza e forse necessaria è parte essenziale per poter nuotare in questo ‘fiume’ che è la vita. Accettare di soffrire non è un atto di codardia fatalista ma una realistica visione della vita e un atto di coraggio. Annette non rimarrà sicuramente negli annali della storia, così come le migliaia di Annette nel mondo ma il suo esempio è importante, aiuta a sopportare ed accettare con coraggio le nostre pene e sofferenze che non sono nulla al suo confronto.

Buona Pasqua Annette........Buona Pasqua cari amici.
Maurizio

9 febbraio 2008

Lettera da Haiti


Lettera dalla Fondazione LAKAY MWEN di Haiti




Cari amici


Oggi e Mercoledi delle Ceneri e il Carnevale si e concluso proprio in nottata. Quattro giorni di musica, carri e danze sfrenate fino all’alba in tutto il paese, giorni in cui non mancano mai morti, feriti e danni.
Devo dire che il carnevale e la festa più sentita e festeggiata di tutto l’anno, festa alla quale nessuno vuole mancare e così, per 4 giorni e notti, tutti in strada a ballare al seguito di alcuni carri allegorici allestiti da cantanti e bande famose in Haiti.
Musica sfrenata e allegra ‘sparata’ da potenti ‘buff’ (casse musicali) portate da grossi camion e alimentate con capaci generatrici su carrello.
Il carnevale in ‘musica’ e caratteristico della cultura latino-americana e Haiti (benchè nettamente Africana come cultura) è stata contagiata da decenni. In questi giorni tutto funziona a singhiozzo, Scuole, banche ed enti pubblici sono fermi così come vari negozi e i pochi supermercati rimangono aperti solo per mezza giornata mentre i piccoli ambulanti abbondano come sempre anche se a una certa ora spariscono dalla circolazione per concentrarsi in quel di ‘Champs de Mars’ la piazza princiale della citta dove è situato anche il palazzo Presidenziale. Di sera tutta la città sembra deserta salvo quel fazzoletto di area (1 kmq) intorno al Palazzo dove un formicaio di umanità, contornata da una babele di colori, odori, suoni e forme, si confonde dimenticandosi miserie e difficolta quotidiane per quelle poche ore.



Le scuole, come dicevo, sono chiuse e riapriranno Lunedi 11. La cosa frustrante in Haiti sono i tanti giorni di vacanza al seguito di qualche festa senza contare i vari ponti a cavallo di qualche ricorrenza del paese come : l’Indipendenza o la festa della bandiera e altre e poi non di rado ci sono uragani a cui seguono inondazioni e………giù con altri giorni di congedo forzato.

A Settembre abbiamo incluso circa 100 bambini alla nostra scuola portando il numero totale dei bambini della primaria (elementare-media) a 850.
Questi 100 bambini sono sostenuti da SOLIDARIA attraverso il loro programma di adozione a distanza e grazie alle quote possiamo procurare tutto il necessario: libri, zainetto, uniforme, materiale scolastico, scarpe in molti casi e ovviamente la retta scolare. Un pasto quotidiano viene assicurato invece da un’organizzazione Olandese che offre riso, fagioli, olio, farina e sardine.
E' una grazia che Solidaria abbia ricevuto l’appello di aiuto. Sono cosi tanti
i bambini che non possono andare a scuola e 100 sembrano pochi ma noi non siamo qui per portare una soluzione al problema dell’educazione e analfabetismo in Haiti, siamo qui per offrire un’opportunità e la speranza di un futuro migliore e almeno per questi 100 bambini come per gli altri 750, la cosa può essere concretizzata.


La giornata tipo dei nostri bambini si svolge come segue: 7.30 am entrata, alzabandiera, Inno Nazionale;7.45 am inizio lezioni 10.00 – 10.20 am ricreazione; 11 – 11.30 am pasto; 12.30 pm fine lezioni. Tutte le nostre giornate sono accompagnate dalle voci, sorrisi, giochi, scalpitio di piedi e l’esuberante vitalità di tutti questi bambini che portano allegria alle giornate dei nostri anziani ospitati nella missione che seduti nel cortile vicino si godono questa ‘musica di vita’ quotidiana.
Il nostro programma scolare è attualmente abbastanza completo. I bambini entrano nella scuola primaria, continuano nella nostra secondaria (liceo) nella quale abbiamo anche il corso di informatica, cosa rara nelle scuole di Haiti, e se non vogliono continuare con la scuola secondaria possono frequentare i corsi professionali di falegnameria, cucito, musica e artigianato che cominciano proprio in questo mese.
Le nostre scuole primarie (2) contano 850 bambini, 300 studenti sono nella secondaria, 50 giovani dai 13 ai 18 anni seguono un corso ‘speciale’ di pomeriggio ideato per coloro che non sono riusciti nemmeno a terminare gli studi primari. Le nostre scuole sono riconosciute dal Ministero dell’educazione e sono inviati quindi agli esami di stato. Durante il corso dell’anno organizziamo anche tre corsi di aggiornamento per i nostri insegnanti. E' una cosa importante e necessaria, prima di tutto perchè formare un gruppo solido e omogeneo è di vitale importanza e poi questi corsi offrono l’occasione di migliorare i metodi di insegnamento.
In tutto abbiamo 39 insegnanti e 3 direttori che lavorano nelle nostre scuole.
Ogni tanto ripenso alla nostra prima scuola di 5 anni fa: 120 bambini sistemati sotto tettoie all’aperto con banchi di fortuna, matita e fogli di carta. In soli 5 anni la Provvidenza ha fatto miracoli e ora abbiamo due scuole ben costruite e fornite nelle quali formiamo tanti bambini del quartiere e credo che la nostra contribuzione non solo porta beneficio ai bambini ma anche alle loro famiglie e di riflesso alla comunita locale.

La situazione politica in Haiti e abbastanza stabile da un’anno a questa parte ma le condizioni di vita della gente non è cambiata di molto. Miseria, disoccupazione, mancanza di infrastrutture, scolarità e sanità rimangono delle piaghe aperte. I costi dei beni di prima necessità continuano a crescere. In Haiti si importa di tutto, niente viene prodotto su larga scala e di conseguenza perfino zucchero, pesce, pollo, uova e farina viene importato benchè ci siano le potenzialita per produrre questi prodotti.
Sembra che qui tutto si muova intorno al commercio, sopratutto al dettaglio:
tutti comprano o vendono qualcosa, gli ambulanti pullano sulle vie cittadine e nei tanti mercatini. In pratica basta avere un cesto con dei prodotti dentro (caramelle, mango, banane, quaderni, riso, patate dolci, yam……qualsiasi cosa) ci si siede al bordo della strada o davanti a una scuola o dovunque e si passa l’intera giornata con la speranza di guadagnare quanto basta per almeno sfamare la famiglia.
Ho molto rispetto per questa gente. Malgrado le inumane situazioni nelle quali vivono, hanno sempre un sorriso pronto e un’allegria contagiosa.

E' raro vedere facce tristi, ancor piu trovare qualcuno ‘depresso’...Un nostro bravo psicologo occidentale non avrebbe molto lavoro qui.
Per finire, un piccolo accenno ai nostri anziani ospiti della missione. Ne abbiamo 30 e in più ne seguiamo altri 15 a domicilio. Sono per lo più anziani abbandonati o handicappati che abbiamo trovato per le strade della capitale o nel cortile dell’ospedale generale o che ci sono riferiti dalle suore di Madre Teresa di Calcutta. Da noi trovano una piccola oasi di pace dove vivere; curati, rispettati e amati, il tramonto della loro esistenza dopo una vita di stenti e difficoltà.
La nostra presenza, come dicevo, non risolve ‘problemi’ ma offre la possibilità di una vita migliore e fa la differenza nella vita dei bambini e anziani di cui ci prendiamo cura e tutto questo e anche grazie a voi che con il vostro contributo rendete tutto questo possibile.

Un caro saluto

Maurizio Barcaro




14 dicembre 2007

La visita di Maurizio Barcaro

14 dicembre 2007 - Maurizio Barcaro, il responsabile della fondazione Lakay Mwen, è venuto a trovarci in occasione del suo viaggio in Italia. La fondazione Lakay Mwen è sorta nel 2000 ad Haiti per venire incontro alle esigenze di coloro che sono più necessitati, in particolare i bambini e gli anziani. In seguito la Fondazione ha realizzato una scuola primaria, venendo così incontro alle richieste di molte famiglie che risiedono nella baraccopoli di Citè Soleil, uno dei quartieri più poveri di Port au Prince, la capitale di Haiti.
La collaborazione con Solidaria è iniziata alcuni mesi fa tramite il sostegno a distanza.
Nella foto fatta nella sede di Solidaria a Genova Maurizio Barcaro è il quinto da sinistra tra il Presidente Maurizio Armandi ed Andrea Condrò responsabile dell'Associazione Lakay Mwen con sede a Chieri, controparte italiana della fondazione di Haiti.

8 novembre 2007

Haiti: riaperta la scuola

Anche ad Haiti la situazione sta migliorando e la scuola è stata riaperta. Ecco il messaggio giunto poco fa da Maurizio Barcaro:

Cari amici,

La situazione e un pò migliorata ma continua a piovere a sprazzi quasi ogni giorno e, anche se ormai si tratta solo di pozzanghere e fanghiglia, rende il tutto difficile.
Le scuole sono ricominciate lunedì 5 Novembre e stiamo facendo il punto della situazione per organizzare gli aiuti. Come previsto, la presenza degli alunni in questi primi giorni è ancora bassa, intorno al 50%. Stiamo spargendo la voce, soprattutto nelle zone più colpite, della riapertura della scuola e che i bambini possono venire anche in ciabatte: noi provvederemo a fare qualcosa. Ho già raccolto del denaro per sostituire libri e uniformi mentre un’ organizzazione locale mi ha dato una certa quantità di cibo da distribuire almeno per un mese o due. Speriamo che per la fine del mese la frequenza scolastica torni normale.

Un abbraccio e a presto

Maurizio Barcaro

Uragano Noel: il peggio è passato

L'uragano Noel ha lasciato l'area caraibica e sta attraversando l'oceano Atlantico in direzione del Canada, dopo aver causato alluvioni che hanno provocato oltre un centinaio di morti solo ad Haiti e nella Repubblica Dominicana. Entro le prime ore di domenica dovrebbe investire la regione canadese della Nova Scotia con venti impetuosi ma ormai degradato a tempesta tropicale.
La situazione più grave si è registrata nella Repubblica Dominicana con 79 morti e 43 dispersi a cui si aggiungono 65mila sfollati. Aiuti sono stati annunciati dagli Usa, dall'Unione Europea e dal Pam (Programma Alimentare Mondiale) che dipende dell'Onu. Emergenza anche nella regione messicana di Tabasco, dove più di 300mila persone sono rimaste isolate per le inondazioni. Il ricco stato petrolifero, grande quanto il Belgio, è per l'80 per cento sotto il livello dell'acqua e si temono epidemie, come la febbre dengue.


Abbiamo ristabilito le comunicazioni con il centro di Barahona, isolato da diversi giorni: i bambini e le loro famiglie che stiamo sostenendo stanno bene.

Per quanto riguarda la Repubblica Dominicana, i nostri referenti sono riusciti a mettersi in contatto con gli animatori locali della località di Barahona, colpita dall'uragano, e di cui non si avevano notizie da diversi giorni.
Ristabiliti i contatti con il nostro centro, abbiamo ricevuto conferma che tutti i minori che stiamo sostenendo e le loro famiglie stanno bene ed anche le loro abitazioni non hanno fortunatamente subito gravi danni, a parte l'inondazione causata dallo straripamento di alcuni torrenti. Le autorità hanno comunicato che nei prossimi giorni anche le scuole riapriranno.

5 novembre 2007

Uragano Noel: dopo Haiti e la Repubblica Dominicana, l'uragano ha causato inondazioni in Messico.

L’uragano Noel, dopo aver provocato gravi danni ad Haiti e nella Repubblica Dominicana (115 morti, migliaia di abitazioni distrutte), ha causato inondazioni in Messico, in particolare nella provincia di Tabasco, dove oltre un milione di persone sono fuggite per l’avanzare delle acque. Il presidente messicano Felipe Calderon ha visitato ieri le zone colpite dal disastro lanciando un appello per portare aiuto alle popolazioni colpite.L'emergenza in Tabasco è stata paragonata dai media all''uragano Katrina che nell'agosto 2005 ha messo in ginocchio una città come New Orleans. Di fronte ad una situazione simile, il governatore Andres Granier ha lanciato un accorato appello all'aiuto, nazionale e internazionale: «Lo Stato è completamente devastato, la situazione è peggiorata del 100%, era 50 anni che non succedeva una cosa simile, probabilmente l'80% del territorio è sotto l'acqua». Fonti ufficiali hanno ammesso che lo straripamento di tutti e sette i fiumi ha colpito centinaia di località, compreso centro e periferia di Villahermosa attaccato dal Rio Grijalva, provocando almeno una vittima fatale, mettendo in pericolo le case di 900.000 persone (di cui decine di migliaia trasferite in rifugi di emergenza) e distruggendo il 100% della produzione di banane, fagioli, canna da zucchero, riso, mais, ed ortaggi.

Haiti: la situazione sta migliorando

La situazione ad Haiti sta migliorando. Pubblichiamo il messaggio ricevuto ieri dal missionario Maurizio Barcaro.

Cari amici,

effettivamente la situazione è un pò migliorata verso ieri sera e durante la notte il 'grosso' dell'acqua ha trovato il modo di fluire verso il mare ma la pioggia è ricominciata a cadere da un paio di ore e vediamo come va. Come forse ho già detto, le prime statistiche parlano di 18 morti dei quali 5 nella capitale, molti feriti e almeno 3.000 persone sfollate. Le piu colpite nella capitale sono la zona di Cite Soleil (famosa e immensa baraccopoli con 300.000 persone) e la nostra zona de La Plaine che comprende Marin e altre aree. Marin e la zona attigua al mare è piana, perciò tutte le acque di città e monti che la circondano confluiscono da queste parti. Ma come ti dicevo la situazione è migliorata. Tante baracche sono andate distrutte o danneggiate e in molti hanno perso le poche cose che avevano. Per ora non possiamo fare molto anche perchè la pioggia ha ricominciato a cadere, vedremo nelle prossime ore. Per ora abbiamo il necessario anche per far da mangiare a tanti bambini e poi vedremo nei prossimi giorni. Per il momento vi ringrazio dell'aiuto e per esservi attivati subito per fare qualcosa ma come e in che modo e ancora da vedere.
Vi informerò comunque sull'evolversi della situazione, un caro saluto, Maurizio Barcaro.






31 ottobre 2007

Ciclone Noel: Santo Domingo

Nuove notizie da parte dei nostri referenti di Santo Domingo che ci hanno fornito maggiori dettagli :
la situazione è generalmente buona anche se ormai piove già da quattro giorni e secondo l'Ufficio Nazionale di Meteorologia continuerà per almeno 48 ore.
L'allagamento delle strade rende difficili le comunicazioni ed in alcune zone del paese le linee telefoniche sono interrotte.
Il governo mantiene l'allarme rosso in diverse province in previsione di possibili inondazioni, smottamenti e raffiche di vento.

Nelle maggior parte delle località nelle quali siamo presenti i danni sono stati piuttosto limitati in quanto non sono state colpite direttamente dal ciclone.
Maggiormente colpite le località interessate alla provincia di Barahona dalle quali non abbiamo ancora notizie certe.
La linea telefonica non ha ancora ripreso il normale funzionamento e lungo la strada di collegamento con la capitale sono crollati alcuni ponti.
Nella giornata di mercoledì è stato possibile contattare l'incaricata della scuola sita a Duvergé (codice progetto SDNO) che ci ha confermato che va tutto bene.

Torneremo ad aggiornare la situazione nei prossimi giorni.

30 ottobre 2007

Uragano Noel: emergenza ad Haiti e Repubblica Dominicana

L'uragano Noel sta colpendo in queste ore Haiti e la Repubblica Dominicana dove ha provocato decine di morti e danni elevati. E' il sedicesimo uragano tropicale della stagione dopo Dean e Melissa che hanno devastato, le corse settimane, l'isola di Hispaniola.

Da Haiti abbiamo ricevuto, poche ore fa, due messaggi del missionario Maurizio Barcaro, con il quale stiamo collaborando nel sostegno alla scuola elementare della missione di Città Soleil, alla periferia della capitale Port au Prince.

Ecco il testo dei messaggi giunti questa mattina da Maurizio Barcaro:




Cari amici di Solidaria,

sono le 4 del mattino e abbiamo una situazione di urgenza qui. Da ieri sera l'uragano Noel si sta abbattendo su Haiti. La pioggia è intensa e continua ed ha gia allagato diverse zone a 10-15 minuti dalla missione. C'e molta gente in giro per le strade gia dalle 2 del mattino che fanno circolare diverse voci. Per il momento non si sente parlare di morti ma sembra che tante baracche siano allagate, la gente ripiega verso zone piu 'alte' per paura che peggiori, molti sono accampati su tetti e c'e una zona in particolare vicino al mare, a 2 Km dalla missione, una zona dalla quale arrivano 50-60 dei nostri bambini, che sembra essere in una situazione pietosa con la gente e costretta a salire sugli alberi. Ovviamente non abbiamo modo di verificare se le notizie sono vere o esagerate e sarebbe impossibile uscire con la macchina in perlustrazione Di sicuro c'e che la pioggia continua a cadere e che sicuramente ci sono allagamenti e molte baracche ne usciranno malconce. Di sicuro oggi non ci sara scuola e ci vorrà circa un mese perchè i bambini ritornino in massa a scuola. Intendo dire che probabilmente tante famiglie avranno sicuramente molti problemi a causa di questa pioggia : case diroccate, libri, scarpe e vestiti dei bambini persi, acqua fino al ginocchio che ci vorrà del tempo a smaltirla, fanghiglia subito dopo…….insomma, per un mese o piu, tanti bambini non verranno a scuola. Vi terrò informati sugli sviluppi. Un saluto, Maurizio.

Cari amici,

sono le 7 del mattino e ho mandato delle foto prese solamente intorno alla missione. Sappiamo ora che le strade di accesso alla missione sono bloccate da un fiume di acqua che passa sulla 'strada' principale e che tantissime case, baracche sono allagate con 20-50 cm di acqua a secondo della zona. I disagi sono molti per la gente della zona e sono sicuro che tanti dei nostri bambini hanno passato una notte difficile. La pioggia continua a cadere e la stradina che passa davanti alla missione sta diventando sempre di più un piccolo fiume. Probabilmente ci vorranno 2-3 settimane prima che tutto torni alla normalità ed i bambini ricomincino a venire a scuola. Sarà anche difficile per qualche giorno andare in città per approvvigionarsi di cibo; ne abbiamo una certa quantità qui in missione ma immagino che molti bambini verranno più tardi a chiedere cibo, vestiti, scarpe, ciabatte e qualsiasi cosa possibile. Credo anche che nei giorni seguenti molte mamme dei nostri bambini verranno a chiedere aiuti per riparare le baracche o per pagare nuovi affitti in altre baracche risparmiate dalla pioggia. Ho paura che diverse famiglie si trasferiranno anche da parenti e amici in città o zone più lontane, il che vuol dire che non si presenteranno a scuola per un bel pezzo. Noi non abbiamo subito danni e neppure la casa degli anziani e per il resto vedremo cosa fare. Grazie di tutto, vi terrò informati Maurizio.









L’uragano Noel è nato sabato scorso come semplice depressione tropicale al largo del Mar dei Carabi, tra la Repubblica Dominicana e il Venezuela. Poche ore dopo era divenuto un uragano e si spostava verso l’isola di Hispaniola dove domenica è stato dichiarato lo stato di allerta, sia ad Haiti che nella Repubblica Dominicana.

Nella Repubblica Dominicana ha provocato 21 morti e 33 dispersi. Il forte vento e le violente piogge hanno causato il crollo di centinaia di abitazione, linee elettriche ed interrotto strade. Il maggior numero di vittime si è registrato nella provincia di San Cristobal, 30 chilometri ad est di Santo Domingo. La piena del fiume Yuna ha interrotto il transito sull’autostrada che collega il nord ed il sud del Paese ed ha fatto crollare alcuni ponti. In tutte le scuole sono state sospese le lezioni. Il Centro Nazionale per gli Uragani, situato negli Stati Uniti, prevede che i venti e le piogge proseguiranno ancora per un paio di giorni.

I centri in cui è presente Solidaria non sono stati colpiti. Tuttavia non si hanno ancora notizie del centro di Duvergè, dove è passato il ciclone, a causa dell'interruzione delle comunicazioni. In queste ore i nostri corrispondenti locali stanno cercando di contattare questa località.

Ad Haiti l’uragano Noel è giunto lunedì scorso con venti superiori a 100 chilometri orari e piogge violente. Attualmente sono stati accertati 23 decessi a nord della capitale Port au Prince mentre sono state distrutte centinaia di residenze ed interrotte le strade principali a causa delle inondazioni, favorite dalla deforestazione avvenuta negli anni scorsi che rende città e villaggi esposti al rischio di frane e inondazioni.

Anche il governo cubano ha decretato lo stato d’allerta nelle province di Granma, Guantanamo e Santiago dove sono previste abbondanti precipitazioni. Al momenti risulta incerto capire se e quando Noel diverrà un uragano di categoria 1: dipenderà da quanto la tempesta tropicale rimarrà sopra le acque calde dei Mar dei Carabi. Se l’escursione termica favorirà il passaggio a categoria 1 gli effetti saranno ancora più devastanti.