23 ottobre 2010

Epidemia di colera: un'altra emergenza ad Haiti


Non solo il terremoto, ma ora anche il colera si abbatte su un'isola ferita e già colpita da una catastrofe che a inizio 2010 ha provocato oltre 250mila morti. Le autorità di Port-au-Prince hanno proclamato lo stato di emergenza sanitaria di fronte al dilagare del colera.

Secondo il bilancio delle autorità locali l'epidemia ha causato in pochi giorni la morte di almeno 200 persone e circa duemila casi di contagio, ma è un bilancio destinato a salire.

L'epidemia di colera è stata confermata da una fonte del ministero della Salute, sulla base dei primi risultati delle analisi effettuate dopo i decessi. Il governo ha convocato una riunione urgente con le autorità sanitarie.
''Abbiamo accertato oltre 200 decessi e 1.498 casi di persone colpite da dissenteria. Secondo le analisi di laboratorio, si tratta di colera", ha detto il presidente dell'associazione dei medici di Haiti, in una dichiarazione all'agenzia France Presse.

La maggior parte delle vittime sono state registrate lungo il corso del fiume Artibonite che attraversa il centro e il nord del Paese. "Si tratta di un'epidemia dovuta all'acqua utilizzata nelle case di quelle regioni", ha detto Ariel Henry, direttore del ministero della Sanità di Haiti. "Alcune persone sono morte nelle proprie abitazioni nella regione di Artibonite e nelle zone centrali di Haiti mentre diverse centinaia sono ricoverate e poste sotto controllo", hanno aggiunto altre fonti mediche.

Mentre l'allarme si diffonde anche nella vicina Repubblica Dominicana, che ha lanciato un programma di prevenzione, il presidente di Haiti, René Preval, ha convocato una nuova riunione d'emergenza per decidere come affrontare il dilagarsi della malattia e quali raccomandazioni dare alla popolazione. Il timore delle autorità di Port-au-Prince è che l'epidemia si propaghi rapidamente proprio a causa delle condizioni in cui vivono le centinaia di migliaia di terremotati ospitati nei campi di accoglienza. Sul campo sono già all'opera le organizzazioni internazionali che hanno prestato aiuto anche dopo il sisma di gennaio. La Croce Rossa Italiana sta lavorando per distribuire 30 mila litri di acqua potabile nel dipartimento di Artibonite. Nella stessa regione si sono recate anche le equipe di Medici senza frontiere che, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, stanno trattando i pazienti e predisponendo misure necessarie alla prevenzione del contagio.

Un esperto delle Nazioni Unite, Walter Kaelin, ha denunciato in un rapporto la profonda crisi umanitaria che il Paese sta attraversando. "Stando alle stime un milione e trecento mila persone, tra chi ha perso la casa durante il terremoto e chi è sfuggito all'estrema povertà accentuata dal sisma vivono tuttora in campi provvisori a Port-au-Prince e dintorni", ha detto Kaelin. "Gli abitanti dei campi profughi hanno esigenze che vengono gestite internamente dal campo, come ad esempio il bisogno di avere un riparo ma anche altri bisogni urgenti come l'accesso all'assistenza sanitaria, all'acqua, ai servizi igienici e all'istruzione, che coinvolgono anche l'intera comunità, garantendo così il trattamento uniforme tra chi vive nelle tende e chi no".