23 novembre 2007

Giornata internazionale dei diritti del bambino

La Convenzione sui diritti dei minori diventa maggiorenne, l’hanno già sottoscritta quasi 200 Stati. Di sicuro in questi 18 anni ha contribuito a sensibilizzare la cultura e l’opinione pubblica sui diritti dei bambini, ma c’è ancora molta strada da fare: ogni anno muoiono quasi 10 milioni di bambini.
Oggi la Convenzione Onu dei diritti dei bambini compie 18 anni e in tutto il mondo si festeggia la giornata internazionale dei bambini. Dal 1989 ad oggi 193 stati (tra gli assenti anche gli Stati Uniti) hanno sottoscritto la Convenzione, impegnandosi in prima linea per far rispettare i diritti dei minori; il documento ha avuto il grande merito di aver introdotto per la prima volta il concetto del bambino come soggetto di diritti; ha sancito il rispetto dell'identità del bambino, della sua dignità e libera espressione, ampliando i principi stabiliti dalla Dichiarazione dei sui diritti del fanciullo (20 novembre 1959).

In questi anni il documento ha decisamente contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei minori, ed ha influito anche nell'adeguamento delle leggi a livello internazionale. Eppure, ogni anno nel mondo muoiono 9,7 milioni di bambini fra 0 e 5 anni. Oltre la metà dei decessi è dovuta alla malnutrizione, la seconda causa di morte è la malattia: malaria, morbillo, polmonite, aids. Sono molte le regioni del mondo in cui i diritti dell'infanzia non vengono rispettati.

I bambini più a rischio sono quelli che vivono in Africa occidentale e centrale, dove la mortalità infantile è di quasi il 20%. Ma oltre alla povertà e alle malattie, dovute alla mancanza di assistenza sanitaria e di accesso ai farmaci, i bambini di oggi vedono calpestato anche il loro diritto all’istruzione: 115 milioni di bambini in età di scuola elementare non vanno a scuola, oltre la metà di loro sono bambine.

Ci sono poi fenomeni che in maniera diversa, accomunano i bambini a tutte le latitudini: sono almeno 8 milioni quelli che vivono in istituti d’accoglienza, per problemi famigliari: disintegrazione della famiglia, di situazioni di violenza domestica o per le precarie condizioni socio-economiche dei genitori.

Fonte: Nigrizia

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