2 maggio 2011
Il cammino dell'infanzia
Il percorso compiuto dall’umanità fino alla ‘Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia’ è stato lungo e tortuoso. Dal Medioevo al Rinascimento fino ai nostri giorni.
Il modo di considerare l’infanzia e i bambini è cambiato moltissimo nel corso dei secoli. Il percorso compiuto dall’umanità fino alla ‘Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia’ è stato lungo e tortuoso. Partendo dall’antichità, con l’eccezione dell’India dove i bambini erano coccolati dai loro genitori e non subivano alcuna costrizione e dell’Egitto, dove una famiglia numerosa era considerata un dono degli dei, in generale i padri avevano diritto di vita e di morte sui propri figli, con la figura del pater familias sancita dal diritto romano, che tanta influenza avrà sul diritto occidentale.
Nel Medioevo i bambini potevano essere venduti, la mortalità infantile era altissima e i pochi che potevano studiare ricevevano un’istruzione fortemente influenzata dalla morale della Chiesa. Poi nel Rinascimento si assiste a un’esplosione pedagogica, con Rabelais e Montaigne, e si inizia una lenta revisione dello statuto morale e sociale dell’infanzia.
Nel XVII secolo il padre rimane però sempre onnipotente, mentre nel XVIII l’infanzia rimane un periodo sempre molto corto. I bambini partecipano alle guerre e lavorano fuori casa. Jean-Jacques Rousseau inizia a considerarli come persone con il proprio valore e definire i loro bisogni.
La Rivoluzione francese segna l’inizio di una nuova era con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Nel XIX secolo il codice napoleonico ristabilisce l’onnipotenza della figura paterna, che può esigere l’incarcerazione del figlio minore di 16 anni. L’avvento dell’industria rende frequenti gli abusi sui bambini, per cui alla fine, dopo vari passaggi, si stabilisce l’età minima del lavoro a 16 anni.
Dalla I Guerra Mondiale agli Obiettivi del Millennio
Ma è nel XX secolo che inizia a crearsi quella mentalità e cultura che cambierà totalmente la considerazione dei diritti dei minori.
Nel 1920, sotto gli auspici della Croce Rossa a Ginevra, nasce l’Unione internazionale di soccorso ai bambini, per prevedere misure speciali di protezione dei piccoli in periodo di guerra.
Nel 1924 la Società delle Nazioni vota una dichiarazione in 5 punti dei diritti del bambino, la Dichiarazione di Ginevra, che nel 1946 diventa la Carta dell’unione internazionale della protezione dell’infanzia, mentre l’Onu crea l’Unicef.
Nel 1959 l’Onu adotta la Dichiarazione dei diritti del bambino in 10 punti, e si instaura la Giornata internazionale dei diritti del bambino.
Nel 1973 la Convenzione 138 stabilisce l’età minima per l’ammissione al lavoro, e finalmente, il 20 novembre del 1989, l’assemblea generale dell’Onu adotta la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia in 54 articoli, che entra in vigore in tutti i Paesi aderenti l’anno successivo.
Nel 2000 viene adottato dall’Onu il protocollo facoltativo sui bambino soldato, mentre nel 2002 entra in vigore quello contro la vendita, prostituzione e pornografia che mette in scena dei bambini.
Per quanto riguarda l’istruzione primaria universale, rimane ancora un obiettivo lontano la scadenza del 2015 degli Obiettivi Onu del Millennio, anche se le iscrizioni alla scuola primaria stanno aumentando, specialmente in Africa e in Asia meridionale.
Tra il 1999 e il 2015 il totale dei bambini che non ha avuto accesso alla scuola è passato da 103 a 75 milioni, e nei Paesi in via di sviluppo è aumentata la percentuale dei bambini che hanno completato il ciclo di istruzione primaria, passato dal 69% del 1995 al 79% del 2005. Ma tanto rimane ancora da fare.