25 gennaio 2011


Milioni di bambini nel mondo soffrono povertà, malattia, emarginazione


Nonostante siano passati più di 20 ann
i dalla Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che sancisce i diritti dei bambini, sono ancora milioni quelli che continuano a soffrire la povertà, la malattia e l'emarginazione. Nel mondo sono 2,1 miliardi, circa il 35% della popolazione mondiale. Ogni anno ne nascono circa quasi 129 milioni.
Globalmente, 1 bambino su 4 vive in estrema povertà, in fam
iglie che hanno un reddito inferiore ad un dollaro al giorno. Nei paesi in via di sviluppo, 1 bambino su 3 vive in estrema povertà. Un bambino su 12 muore prima di aver compiuto 5 anni, in gran parte per cause prevenibili.
In tutto il mondo 250 milioni di bambini a
l di sotto dei 14 anni sono costretti a lavorare; fra questi, secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, sono 120 milioni i bambini tra i 5 e i 14 anni che lavorano a tempo pieno, cioè circa il 50%. Secondo alcuni dati statistici dell'Unicef, su 100 bambini nel mondo, 27 non hanno ricevuto alcuna vaccinazione contro le malattie, 32 bambini hanno sofferto di malnutrizione prima dei 5 anni, solo 44 bambini sono stati allattati esclusivamente al seno nei primi tre mesi di vita, 18 bambini non hanno accesso all'acqua potabile, 39 vivono in aree prive di impianti igienici adeguati, 18 bambini non frequentano la scuola e, di questi, 11 sono bambine; 25 bambini su 100 che iniziano a frequentare il primo anno delle elementari non proseguono fino al quinto anno, 17 bambini su 100 non sanno scrivere, né leggere, 11 sono bambine.

La speranza di vita media per i bambini nel mondo oggi è di 64 anni; nei paesi industrializzati è di 78 anni; nei 45 paesi maggiormente colpiti da HIV-AIDS è di 58 anni; in Botswana, Malawi, Mozambico, Ruanda, Zambia e Zimbabwe, i paesi più colpiti dall'HIV/AIDS, per i bambini la speranza di vita è di meno di 43 anni.
Metà di quelli che vivono nei paesi dell'Asia meridionale sono malnutriti. Un terzo dei bambini dell'Africa subsahariana non ha cibo sufficiente. Un bambino su tre in Albania, Uzbekistan e Tagikistan e uno su sette in Ucraina, Russia e Armenia è denutrito. In Vietnam il 17% dei bambini nasce sottopeso, mentre il 40% dei piccoli sotto i 5 anni risulta sottopeso a causa della malnutrizione.
Per quanto riguarda il grave fenomeno dei bambini di strada, nei paesi latino-americani sono circa 30 milioni i minori che lavorano per aiutare la famiglia di origine, e quelli che vivono per la strada, in forma stabile o temporanea, sono all'incirca 15 milioni. AIDS, conflitti, povertà sono le cause dell'aumento nel Continente africano. Cresce poi il numero degli orfani senza tutela, in Ruanda, dove la guerra civile ha reso orfani quasi 100.000 bambini, si contano ormai a migliaia i bambini e i ragazzi che lavorano e vivono sulla strada nella capitale Kigali. E così nella Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Angola.

Queste statistiche sui paesi in via di sviluppo si affiancano a quelle, non meno preoccupanti, sulla povertà e lo stato di salute dei bambini nei paesi europei che dallo sviluppo stanno regredendo: quasi 18 milioni di bambini dei paesi dell'ex Unione Sovietica e del vecchio blocco dell'Europa dell'Est devono vivere con una sterlina e mezzo al giorno. Nella sola Mosca ci sono oltre 60.000 bambini senza casa; a Budapest sono tra i 10.000 e i 12.500, mentre nella sola Bucarest ce ne sono oltre 5.000. Ovunque la prostituzione minorile è un fenomeno legato alla vita di strada: i bambini che lavorano in night club, bar e ritrovi o che dormono per strada o alla stazione sono esposti al rischio dello sfruttamento sessuale.

Per quanto riguarda le malattie, nelle regioni più povere dell'Europa dell'Est e dei Balcani difterite, pertosse e tetano causano ogni anno molti decessi: in Albania, per esempio, poco più della metà dei bambini tra 1 e 2 anni è vaccinata contro queste malattie; si è poi registrato un aumento del 50% dei casi di tubercolosi dovuto, come nell'ex Unione Sovietica, al proliferare di forme resistenti ai farmaci per l'impiego di trattamenti terapeutici inadatti.

(Agenzia Fides)