25 agosto 2007

Mozambico: vent’anni dopo


La testimonianza di Angela Piccardo




Era il 1988 quando avevo lasciato il Mozambico dopo avervi abitato circa due anni. La guerra civile era in corso, i negozi erano vuoti e la povertà la si vedeva in tutti i marciapiedi. Abitavo nella capitale, Maputo, da cui non era possibile uscire per i gravi rischi degli attacchi della guerriglia. Vi era un unico negozio in cui si poteva acquistare generi alimentari. Si chiamava Interfranca ma venivano accettati solo dollari ed i clienti erano, per la maggior parte, europei che lavoravano in consolati, ambasciate o ditte straniere ed il senso di colpa che provavo, quando uscivo dal supermercato e mi si avvicinavano i bambini offrendosi di trasportare sino a casa la spesa, mi ha accompagnato in tutti questi anni. Sarà forse stato per questo che, il giorno dopo essere tornata in Mozambico dopo quasi vent’anni di assenza, ho voluto tornare a visitare quel negozio. Esiste ancora, non si chiama più Interfranca e sono rimasta sorpresa nel vedere che è stato trasformato in un centro commerciale. E la sorpresa mi ha accompagnato i primi giorni della mia permanenza nel vedere le trasformazioni avvenute: grandi alberghi, centri commerciali, negozi di lusso. Ma i giorni seguenti mi sono resa conto che le priorità di un tempo non sono cambiate e il Mozambico rimane un paese dalle grandi contraddizioni. Ad una capitale affollata e con un traffico caotico si contrappone una realtà rurale dove il futuro rappresenta la ricerca del minimo indispensabile per giungere al giorno seguente.
In Mozambico mi sono recata a trovare una famiglia a cui, periodicamente, attraverso Solidaria, invio un contributo economico e che vive in un villaggio poco distante della capitale, nella località di Malhampsene. L’incontro con questa famiglia e la loro figlia, Justina, è stato uno dei momenti più emozionanti, momenti che non si dimenticano facilmente anche per l’accoglienza ricevuta dagli abitanti del villaggio. Le condizioni di questa famiglia sono difficili e la loro casa è una piccola capanna dove dormono in sei.



Sono realtà come queste che fanno comprendere il valore delle attività che Solidaria sta realizzando qui in Mozambico, attività che riescono a sviluppare le comunità locali e dalle quali è possibile constatare che i fondi impiegati in Africa sono spesi in modo efficace. La mia permanenza in Mozambico è durata poco, solo 15 giorni. Il Mozambico è rimasto il paese bellissimo che ricordavo, tranquillo e con persone socievoli. Ho constatato che molto è stato fatto negli scorsi anni ma c’è ancora molto da fare per aiutare i bambini e le bambine come Justina a sperare in un futuro migliore.

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